Alida Gotta, 26 anni, finalista dell’ultima edizione di MasterChef ci racconta che cosa è per lei la cucina, come è entrata nella sua vita, che cosa ha significato vivere in un piccolo paesino e anche di crisi da cui nascono grandi idee.
1. Raccontaci della tua famiglia di origine.
Sono nata a Bra e ho vissuto tra Bra e Cherasco per 20 anni. Vivere lì ha influenzato molto la mia infanzia e adolescenza. Mi stava un po’ stretto vivere in un paese con pochi abitanti.
Sono luoghi che mi hanno offerto anche tanto. Mio nonno era un pasticcere abbastanza conosciuto nella zona, i miei zii avevano un ristorante. Mio papà era appassionato di cucina. L’ho sempre osservato cucinare e la cosa mi incuriosiva da un lato. Dall’altro, per anni, ho tenuto la cucina distante pensando di non essere brava. Mia mamma è un ex atleta ed è sempre stata molto attenta all’alimentazione. Sin da quando io e mia sorella eravamo piccole pesava ogni cosa. Questo suo modo di pesare gli alimenti mi ha sicuramente influenzato.
2. Quando hai iniziato con la cucina?
Tutto è partito sei anni fa, da una carbonara, uno dei piatti preferiti di mio papà che lui sa fare benissimo.
Quella volta la carbonara mi è riuscita male. Il mio ragazzo attuale, che allora mi conosceva appena, mi ha supportata. Quella volta la carbonara era per lui e ricordo ancora che mi disse: ‘Sai, non è buona però c’è qualcosa. Perché non ti ci metti?’. E così ho iniziato. Sono partita cucinando cose molto basilari prendendo spunto da libri come ‘Oggi cucino io’. Sperimentavo con la cucina giapponese che a me piace molto. Usavo mix di spezie già pronti e sperimentavo.
All’epoca lavoravo e nel mio giorno libero, il mercoledì, cucinavo le ricette in cui mi ero imbattuta nel corso della settimana. È iniziata così. Andando al mercato a cercare ingredienti. Ci ho messo subito tanta passione.
3. A MasterChef ti abbiamo vista cucinare ben altro che una semplice carbonara. Come hai alimentato il tuo talento in cucina?
Sono sempre stata molto curiosa. Andavo a cercare una ricetta più complessa e cercavo di rifarla. Giravo per ristoranti e poi, a casa, rifacevo il piatto che avevo mangiato, lo rielaboravo. Ho iniziato ad interessarmi agli ingredienti. Ho raccolto tutti i libri scritti da Cracco sulla cucina regionale che sono usciti in una collana con La Stampa. Quelle ricette le ho lette tutte e le ho rifatte. E poi ho acquistato su Amazon i libri dell’Alma per studiarli a fondo.
4. Parlando di MasterChef, che cosa non abbiamo visto del dietro le quinte?
Più quello che non si è visto è stato quello che si è visto che è stato un po’ montato ed esagerato. Quando sono uscita mi dicevano: ‘non leggere i commenti, preparati’. E io dicevo: che sarà mai, poi dopo ho capito il perché.
Mi hanno fatto passare come una persona falsa che dice le cose dietro che è esattamente il contrario di quello che sono. Alla sera ad esempio le persone andavano a cena tra loro e se non mi andava io preferivo stare in camera da sola e lo dicevo chiaramente.
5. Qual è la tua idea di cucina?
La mia vuole essere una cucina creativa. Io sono molto per l’innovazione, per la novità e i sapori nuovi. La melanzana alla parmigiana siciliana è da secoli che viene fatta in questo modo ed è giusto che venga rispettata la ricetta. Non avendo delle basi di cucina tradizionale sento di poter spaziare di più e slegarmi dalla tradizione. Poi magari è anche un limite. Infatti ho dovuto imparare da zero le basi della cucina.
6. Raccontaci come cucini.
La cucina parte dalla scelta degli ingredienti. Qui a Torino c’è Porta Palazzo che è un mercato molto interessante. Mi sembra di essere sempre un po’ in vacanza quando ci vado perché è un meltin pot di culture, di cose. È molto vivo e pulsante ed è bello starci. La cucina parte da lì, dalla scelta degli ingredienti. Poi arrivo a casa e inizio con le preparazioni. Spargo tutto sul tavolo per vedere i colori e le forme degli ingredienti che ho acquistato. Il procedimento creativo è per me la parte più bella della cucina. Poi quello che viene dopo è la parte pratica. Quel momento creativo è anche la parte lussuriosa della cucina. Quell’assaggiare, quel provare, quel aggiungere e togliere è molto bello.
7. Quali sono gli ingredienti con cui ami cucinare?
Amo molto il pesce, le erbe aromatiche, le spezie, l’anice stellato, il pepe. A MasterChef ho scoperto questo pepe del Nepal con un chicco limonato profumatissimo. A casa ho un bel cassetto pieno di spezie.
8. In che modo hai sviluppato il tuo talento a Master Chef?
In realtà a MasterChef vai avanti per le tue capacità, non c’è una reale crescita dal partecipare al programma. Io ho imparato molto nel confronto con Cracco. Lui per me è stato un mentore. Vedeva che ci tenevo e allora si avvicinava e mi diceva se aggiungi questo e togli quello il risultato che avrai sarà migliore. I suoi preziosi consigli mi hanno arricchita.
9. Abbiamo cercato il significato del tuo nome. Tra le etimologie proposte c’è ‘guerriera’, ‘salsedine’, ‘nobiltà’. Ci sono sembrati ottimi ingredienti per una ricetta. A questi quali aggiungeresti?
Sono lunatica. Se la giornata è uggiosa tendo a stare in casa e dedicarmi alla cucina con preparazioni lunghe, leggo e sono spinta all’autoriflessione. Se c’è il sole sono più briosa e preparo piatti più estrosi, più colorati.
Sono creativa. Mi piace creare anche se spesso frustrante. A volte mi sembra di aver creato il piatto del secolo e poi magari un mese dopo controllo e scopro che uno chef ha creato una versione del mio piatto che magari è diecimila volte più bello e più buono del mio.
10. Questo tema è interessante. Nell’ambito artistico si fa fatica a trovare qualcosa di nuovo e realmente innovativo. È così anche per la cucina?
Sì è già stato inventato tutto. Gli ingredienti sono quelli. Più o meno è già stato creato tutto. Per innovare penso che si debba distruggere per poi ricostruire. Anche in ambito artistico. Vedo che un momento in cui si è toccato il fondo e poi si è risaliti è nel 1989 con la caduta del muro di Berlino. Da lì sono emersi artisti e fotografi di grande carica e spessore. Secondo me siamo un po’ in una fase di stallo e serve un evento per spingerci a ricreare qualcosa di nuovo.
11. Che cosa ti ha portato MasterChef?
Sicuramente entrare nelle cucine di alcuni ristoranti che diversamente non avrei mai visitato.
12. A quali pensi?
Per rimanere in Piemonte da poco sono stata alla presentazione del nuovo menù della Credenza. Conosco molto bene Giovanni, Igor e Chiara. Penso che la loro sia una cucina creativa legata alle tradizioni, verde e salutare. È un piatto che chiude il cerchio. Loro mi piacciono molto.
Sono una fan sfegatata di Bottura. Faccio un sacco di ricette a casa e leggo e rileggo il suo libro. Traggo ispirazione anche di arte, di musica, di viaggi.
Poi ci sono i ristoranti dei paesi baschi, quello a cui vorrebbe tendere la mia cucina. Ferran Adrià, Mugaritz, Arzak, sono tutti nomi che mi hanno profondamente influenzata.
13. Quando ti senti realizzata in cucina?
MasterChef mi ha dato una bella conferma del mio talento nel mondo reale. Ho partecipato al programma pensando: ‘quando mai mi ricapiterà di far assaggiare il mio piatto una mia ricetta a questi grandi chef?’. Quando le cose non andavano bene entravo in una vera crisi in cui sentivo di aver perso un’opportunità.
La realizzazione ce l’avevo e ce l’ho dall’esecuzione del piatto, dal vederlo servito in tavola. Il vederlo vuoto e pulito è una delle soddisfazioni maggiori che posso avere.
14. Quali sono i progetti che stai seguendo in questo periodo?
Di recente sono stata a cucinare a Dubai e in Bahrein. Ho diversi progetti in ballo con Caffè Vergnano, Ikea e altri marchi. Continuo a cucinare e sono sempre in giro.
Photo Credit: Stefano Fusaro
Alida Gotta http://alidagotta.it/