Il 7 giugno 2019 ha inaugurato a Torino il secondo locale torinese Berberè, nato dalla passione dei due fratelli calabresi di nascita e bolognesi d’adozione, Salvatore e Matteo Aloe.
La pizzeria si trova in centro, in Piazzetta Madonna degli Angeli 2 e rimarrà aperta per tutto il mese di agosto, anche a ferragosto e che con il dehor all’aperto raddoppierà il numero di coperti, da 50 a 100.
Qui è dove racconto l’amichevole pranzo a cui ho partecipato insieme ad Elia e dove Salvatore e Matteo mi hanno raccontano come la loro pizza nasca dal duro lavoro, dalla cura e dall’amore per il processo di lievitazione.
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Il primo locale Berberè aperto a Torino si trova negli spazi di Binaria, il centro commensale del gruppo Abele in via Sestriere 34.
Ci sono stata diverse volte. L’ultima per un pranzo con gli amici del liceo che non vedevo da 20 anni e le loro famiglie.
Ho visitato la nuova pizzeria giovedì a pranzo, a poche ore dall’inaugurazione dove sono state promesse 2000 fette di pizza.
Il locale che apre nel centro di Torino è l’undicesimo in Italia. Il tredicesimo se contiamo anche le due aperture londinesi che tra pochi giorni diventeranno tre.
Da dove nasce tanto successo? Dalla voglia dei due fratelli Aloe di aprire qualcosa in proprio dopo la laurea e dalla mancanza, a Bologna, di una pizza fatta bene. Sì perchè il primo locale aperto dai due fratelli è proprio nella città turrita. O meglio in provincia di Bologna, a Castelmaggiore, dentro ad un piccolo centro commerciale, dove moltissimi clienti bolognesi si spostavano solo per mangiare una “buona pizza”.
E perché è tanto buona? Salvatore con orgoglio ci mostra il lievito madre che tira fuori da un frigorifero rigorosamente a 18 gradi. Arriva dall’altro locale di Torino. La chiave di una buona pizza, ci dice, è nella lievitazione che viene fatta ad alte temperature e non in frigorifero. È un processo più lungo e delicato che deve essere rispettato in ogni singola fase per 24 ore.
E poi la scelta di ingredienti italiani di ottima qualità selezionati da aziende agricole di piccole dimensioni e dall’approccio artigianale, coerente con la filosofia Berberè.
Un esempio? La mozzarella di Bufala arriva da un produttore casertano che ne produce pochissime centinaia e il latte delle mozzarelle è lavorato dalla cooperativa “Libera Terra” e prodotto in un bene confiscato alla camorra.
I riconoscimenti da parte degli appassionati di pizza non sono certo mancati come anche quelli della critica gastronomica.
Le pizze di Salvatore e Matteo hanno ottenuto il riconoscimento dei ‘Tre Spicchi’ da parte del Gambero Rosso all’interno della guida ‘Le pizzerie di Italia 2019’.
Inoltre recentemente hanno avviato un nuovo progetto culturale, il bookmagazine 24 Hour Pizza People presentato a Bologna insieme alla direttrice editoriale Martina Liverani.
Anche la squadra che li segue è vincente. Un’agenzia di Comunicazione che li conosce dall’inizio della loro avventura e che ha contribuito a definirne le linee di comunicazione fino ai dettagli di interior design, le Comunicattive.
Il murales – fil rouge dei loro locali – è delle artiste To/Let.
Stanno aprendo il terzo locale a Londra nella zona a Canary Wharf che lì prende il nome di Radio Alice, un omaggio dei due fratelli alla storica radio bolognese degli anni’70.
Un inno alla musica, grande passione di entrambi i fratelli che hanno creato una web radio Pizza or Vinyl che viene trasmessa in ogni locale.
Cura e amore in ogni dettaglio.
Mi viene voglia di prendere un aereo e andare a Londra solo per mangiarmi una buona pizza.
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da lunedì a domenica dalle 12.30 alle 14.30 e dalle 19.00 alle 23.00
da lunedì a giovedì dalle 19 alle 22.30
sabato dalle 12.30 alle 14.30 e dalle 19 alle 23.30
domenica dalle 12.30 alle 14.30 e dalle 19 alle 22.30
Giorgia Edvige Garrone
Avete già assaggiato la pizza di Berberè? Che cosa ne pensate?