Sara Carenzi – Cenerentola Prêt a Manger

Da poco ha partecipato a 4 ristoranti con la sua gastronomia con cucina nella puntata dedicata alle trattorie urbane di Torino. Lei è Sara Carenzi in cucina Cenerentola. Abbiamo scoperto perché ha scelto questo nome d’arte e molte altre cosine carine che hanno a che fare con il cibo, il fare tutto da sola e certi sogni. E no, non stiamo parlando del principe azzurro.


 

1. Chi è Sara Carenzi?
Sara ha ormai 35 anni, nata a Milano con padre lombardo e madre palermitana nata a Tunisi. Diplomata alla Scuola d’Arte in Decorazione Pittorica, si specializza come scenografo costruttore, poi apre una cartoleria creativa. Nel 2009 si accorge che Torino la chiama, così prende cane e valigia e parte. Sara ha sempre fatto teatro e sogna un editore che la legga e decida di pubblicarla.

2. Chi è Cenerentola?
Cenerentola è Sara con il foulard annodato in testa. A Cenerentola tutto è concesso, può servire una fetta di cheesecake e poi leggere Sibille. A Cenerentola si raccontano amori difficili o gioie estreme. Cenerentola è la nonna, la zia, la mamma, è una principessa, certo, ma pur sempre dalla fatica è passata.

3. Sara e Cenerentola vanno d’accordo? Come convivono?
Sara e Cenerentola convivono benissimo, sono tutte e due bionde e tutte e due convinte che non valga la pena fingere di essere altro in nessun ambito, per nessun premio o promessa.

4. Nella cucina di quale matrigna si è formata Cenerentola?
A cinque anni in una famiglia del Sud, il cui piatto tradizionale è il cous cous, se ancora non puoi tagliare verdura, stai comunque a guardare, respirare, e vivere in cucina. La mia formazione passa da lì e da una cucina, di cui non dirò il nome, in cui con un part-time preparavo il banco, cucinavo al minuto, lavavo i piatti e pavimenti e la sera tornavo a tenere corsi di cucina. Ogni esperienza ha un motivo.

5. Perché tra tutte le principesse hai scelto proprio lei?
Cenerentola nasce da un post che scrissi su Facebook qualche anno fa. Avevo passato una serata magnifica di tango e intensità, ma la mattina dopo ogni cosa fu fantozziana, quindi mi definii una Cenerentola au contraire, una che parte da principessa e torna nello scantinato. Da lì decisi di aprire il blog che portava lo stesso nome e in cui le ricette erano solo dei pretesti per raccontare.

6. Come arrivi alla cucina?
Per caso. Nel 2009 ho chiuso un grosso ciclo di vita, ho preso cane e valigia, il mio regista mi ha regalato il ricavato di uno spettacolo. Non avevo altro, ma era come se Torino mi chiamasse, molti segni – credo fortemente ai segni, sono del Sud- un amore nuovo, e mi sono chiesta cosa avessi da perdere. Nulla, perché, di fatto, oltre a noi stessi non abbiamo quasi mai nulla da perdere. Quindi sono partita. Lavoravo in un call-center ma mi sono detta che potevo prendere l’abilitazione alla somministrazione, “che non si sa mai”. Intanto con un amico preparavamo buffet per amici, compleanni, ricchi premi e cotillon. Un giorno un amico mi ha chiamata perché sotto casa sua cercavano un cuoco al volo. “Vieni a fare una prova”. “Io non ho diploma alberghiero però”. “Tu prova”. Finita la prova, mi pagarono e io dissi di farmi sapere. “No, da domani vieni a lavorare!”.

7. Quando decidi di aprire il tuo locale?
Dopo tre anni molto duri, in cui anche il mio corpo risentiva fortemente dei ritmi pesantissimi di quella cucina, mi sono licenziata, dovevo occuparmi di me. Sono stata ferma quasi un anno. Piano piano l’idea della possibilità di riuscire a mettere in piedi una cucina ha preso forma e sono seguiti la ricerca dei fondi per farlo (per un finanziamento documenti richiesti fino alla settima generazione, in un Paese che ci definisce “bamboccioni” ma a cui devi spiegare che se avessi i soldi non dovresti chiederli a loro). In questo amici e amore sono stati supporti fondamentali. Dall’idea alla realizzazione è passato il tempo di un parto.

8. Come definiresti il tuo locale?
Il mio locale è una gastronomia con cucina, non risponde alla normativa di un ristorante, ha vincoli più restrittivi, ci tengo a spiegarlo soprattutto a chi si chiede come mai uso piatti biodegradabili e non ho bicchieri in vetro, non servo al tavolo o non verso vino. Poi io lo definirei una casa.

 

9. Se aprissimo la tua dispensa in un giorno qualsiasi che ingredienti ci troveremmo?
Sicuramente uova, farina, verdure perché mal che vada impasto una piada di farina e acqua e la servo aperta con verdure spadellate è un “ovo fritto” che, come dice nonno, se lo sai fare ti puoi maritare.

10. Arriviamo all’esperienza con 4 ristoranti. Come hai appreso la notizia che saresti andata in TV?
Mi hanno telefonato. Io credevo volessero vendermi un abbonamento, loro mi volevano per il programma.

11. Raccontaci la tua esperienza con 4 ristoranti 
Per me che sono da sola è stata durissima fisicamente fare tutto avendo pochissimo tempo. Gli altri, mentre eravamo in registrazione, avevano i ristoranti attivi. Io ho chiuso non avendo brigata di cucina o donne delle pulizie.
Però è stato importantissimo testarmi su una prova difficile e soprattutto sono felice del fatto che lo spirito del locale si sia percepito.

12. Dalla nostra esperienza il montaggio delle puntate tende ad evidenziare solo alcuni aspetti. Nel tuo caso come ti sei sentita rappresentata?
La sera della puntata è stato organizzato un gruppo d’ascolto spontaneo da me, con amici, qualche bottiglia, io ho fatto due chili di risotto sociale, insomma al solito, ma devo dire che ho avuto un po’ di ansia prima dell’inizio. Guardando la puntata, invece, ho capito che la differenza emersa è il valore del mio progetto, la non separazione tra ristoratore e cliente, l’ambiente casalingo, la cheesecake con ricetta di mia madre perché in una trattoria l’oste, da sempre, ti ospita a casa sua.

13. Hai un motto? Una frase motivazionale o di ispirazione che porti sempre con te?
Quando devo decidere mi chiedo sempre cosa ho da perdere. Sul braccio destro ho un tatuaggio “Vindica te tibi”, Seneca. Un motto in cucina è “Panza e presenza”.

14. Amiamo molto i tuoi post. Non sono mai banali… Dove trai ispirazione?
Intanto grazie. Succede così, prima faccio la foto, perché mi colpisce l’oggetto, poi mi accorgo che proprio quell’oggetto o quel luogo o persona ritratti mi raccontano altro, sempre collegato ma sempre altro, come più in profondità. Sogno davvero di scrivere per lavoro.

15. Hai un capo d’abbigliamento che ti contraddistingue come Cenerentola?
La mia cuffia da cucina è in realtà un foulard che comprai a Barcellona (la mia seconda casa del cuore) al Born, lo indossai e capii che Cenerentola stava lì.

16. E le scarpette di cristallo?
Diciamo che il Principe c’è per il cuore di Sara, ma se arrivasse un Principe per esportare Cenerentola come format la cucina calzerebbe a pennello a Ibiza o Barcellona… I sogni son desideri…

17. Nella puntata dicevi che sei tu a fare tutto da sola nel tuo locale. Che cosa è questo tutto? Raccontaci.
Parto dalla spesa – che faccio col bus o con auto di amici – poi arrivo in negozio, scarico, sistemo, cucino, faccio il banco, apro, sto coi clienti, preparo i piatti, tengo in ordine la sala tra un cliente e l’altro, svuoto le pattumiere, faccio lavastoviglie, pulisco sala e cucina, pavimenti compresi, vetrine, rispondo alle prenotazioni, mail e seguo tutti i social. Se volete regalarmi due ore al giorno, fatelo in buoni sonno!

18. Se Cenerentola fosse un piatto, che piatto sarebbe?
Sicuro qualcosa da condividere e mangiare con le mani, in cui la frutta è usata come contrasto alle spezie di un piatto salato. Non sono un dolce anche se piango per una foglia caduta.

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Sara Carenzi – credits Sandro Giordano _REMMIDEMMI_ per il progetto _IN EXTREMIS_HONKY TONK WOMAN

Sara Carenzi Cenerentola - credits Andrea Asti

Sara Carenzi Cenerentola – credits Andrea Asti

Sara Carenzi - Cenerentola - credits Andrea Asti

Sara Carenzi – Cenerentola – credits Andrea Asti

Emiliano Cavalli ESC76 per il progetto FRAGILE esposto nella cucina di Cenerentola

Emiliano Cavalli ESC76 per il progetto FRAGILE esposto nella cucina di Cenerentola

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Logo disegnato da Andrea Carenzi Oscar

Sara Carenzi Cenerentola - credits Alain Battiloro

Sara Carenzi Cenerentola – credits Alain Battiloro

Sara Carenzi Cenerentola - credits Vanessa Vettorello

Sara Carenzi Cenerentola – credits Vanessa Vettorello